La ghiandola pancreatica si divide in pancreas esocrino, adibito alla produzione del succo pancreatico e di alcuni enzimi digestivi, ed endocrino, che invece produce ormoni in grado di regolare alcuni essenziali meccanismi metabolici. Entrambe le parti possono essere interessate dallo sviluppo di tumori: adenocarcinoma pancreatico per il pancreas esocrino, tumori neuroendocrini per il pancreas endocrino.

Per quanto l’incidenza del carcinoma pancreatico sia piuttosto bassa (3% del totale delle neoplasie) è in costante aumento e rappresenta la quinta causa di morte cancro-correlata. Colpisce prevalentemente le persone sopra i 60 anni.
È particolarmente insidioso perché non è stata ancora definita una causa (per quanto fumo, alcol, sovrappeso, una dieta squilibrata, diabete e pancreatite cronica rappresentino fattori di rischio) e perché è quasi asintomatico fino agli stadi avanzati, impedendo così una prognosi tempestiva: ittero, disturbi della digestione e dell’appetito, dimagramento improvviso e dolori addominali possono essere campanelli d’allarme, ma restano fraintendibili. Una dieta sana ed equilibrata, ricca di folati (contenuti nelle verdure a foglia verde, nei broccoli e nel germe di grano) può comunque costituire un importante fattore protettivo.

Secondo un recente studio pubblicato su JAMA Oncology e condotto dai ricercatori del Wilmot Cancer Institute dell’Università di Rochester, del Dana Farber/Brigham e del Women’s Cancer Center di Boston e del Cancer Institute di Stanford la sopravvivenza ai tumori pancreatici dipende dall’alterazione di quattro geni: KRAS, CDKN2A, SMAD4, TP53. I pazienti analizzati con 3 o 4 di questi geni alterati avevano una possibilità di sopravvivenza nettamente inferiore rispetto a quelli senza alterazioni. Questa ricerca può essere d’aiuto nella prognosi di un cancro ad alta mortalità come quello al pancreas e del suo decorso.
Le alterazioni genetiche interessano anche le sindromi a maggior rischio di sviluppare un cancro al pancreas familiare, termine usato nel contesto di famiglie con almeno due parenti di primo grado colpiti da questo carcinoma. Le sindromi coinvolte sono la sindrome multipla atipica familiare del melanoma, la sindrome di Peutz-Jeghers, la pancreatite ereditaria, la fibrosi cistica, la poliposi adenomatosa familiare, l’atassia telangiectasica, l’anemia di Fanconi e il cancro al colon retto, alla mammella e all’ovaio.

Tumore al pancreas: lo studio dei pazienti

I pazienti che possono sottoporsi ad un intervento chirurgico, meglio se preceduto da chemioterapia, hanno una maggior probabilità di sopravvivenza, per quanto solo nel 5-20% dei casi sia possibile un intervento radicale, proprio a causa della difficoltà di diagnosi che spesso rende evidente il tumore solo quando è già in stadio avanzato e non operabile senza danneggiare i tessuti circostanti. Inoltre spesso si rende necessaria una pancreasectomia totale, ovvero un’asportazione completa del pancreas che comporta un conseguente quadro di insufficienza pancreatica e diabete mellito. Grazie alle tecnologie più recenti, però, è possibile operare con la minima invasività; attraverso la laparoscopia è possibile anche una migliore diagnosi, e un attento programma nutrizionale può arginare gli effetti sulla salute del paziente della mancanza di pancreas.

Tumore al pancreas: dagli interventi resettivi alla protesi biliare interna

Gli interventi resettivi vanno comunque effettuati in centri specializzati, dove la collaborazione di diverse figure (chirurgo oncologo, medico oncologo, endocrinologo, radiologo, gastroenterologo, nutrizionista…) innalza significativamente la probabilità di sopravvivenza.

Nel caso il tumore sia troppo avanzato per essere operabile è possibile affidarsi alla chemioterapia, che negli ultimi anni ha subito evoluzioni, soprattutto nelle combinazioni di farmaci utilizzati, per aumentare la sopravvivenza e migliorare le condizioni di vita dei pazienti che vi si sottopongono.

In caso di ittero è possibile posizionare una protesi biliare interna per via endoscopica o un sistema di drenaggio esterno, che rappresentano un’efficace alternativa all’intervento chirurgico palliativo.

Le attuali ricerche stanno cercando di sviluppare farmaci più efficaci per la chemioterapia e il trattamento dei carcinomi non operabili e quelli non trattabili tramite chemioterapia, oltre che marcatori molecolari per individuare le alterazioni generiche coinvolte nello sviluppo della neoplasia.

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