L’obesità non è causata semplicemente da un’alimentazione eccessiva e dalla mancanza di esercizio: la nostra comprensione di questa patologia è estremamente limitata e non è raro imbattersi in casi in cui la dieta non funziona o altri in cui non ci sono variazioni di peso, anche se non si pratica esercizio fisico né si mangia in modo sano oppure altri ancora in cui il minimo sgarro fa prendere chili.

La cosiddetta “Sindrome dello yo-yo”, per cui si dimagrisce e si ingrassa di continuo, poi fa più danni che altro: può produrre carenze nutrizionali, disturbi alimentari, abitudini scorrette, squilibri nel microbioma e nelle sensazioni di fame e sazietà, con conseguente iperalimentazione e aumento delle cellule lipidiche.

Diete e integratori talvolta favoriscono questo processo e permettono di perdere solo pochi chili, riguadagnati dopo breve tempo nella maggior parte dei casi.

A livello cognitivo e neurologico stare a dieta è difficile perché, una volta iniziato il regime, si prende piena consapevolezza dei cibi che si sta cercando di evitare e aumenta il desiderio per essi.

Obesità, diete e genetica

Il motivo principale per cui le diete non funzionano è che l’obesità è una condizione multifattoriale in cui genetica e sistema endocrino giocano un ruolo più importante dell’intake calorico, senza negare l’importanza di fare scelte alimentari sane ed esercizio. La dieta può modificare soltanto temporaneamente i parametri dell’equilibrio energetico geneticamente stabilito: una volta interrotta, l’organismo sarà naturalmente portato a tornare al punto di partenza. Non si tratta di un fallimento della dieta stessa o del paziente.

Ci sono anche fattori insidiosi che giocano un ruolo nella diffusione epidemica dell’obesità, come i cibi processati, la presenza di ormoni della crescita, cibi modificati geneticamente e antibiotici che possono cambiare sul lungo termine la risposta dell’organismo all’intake energetico.

La comprensione del regolamento energetico ha portato ad una modificazione nel trattamento dell’obesità, che non si limita più solo alla restrizione calorica.

La chirurgia bariatrica

Nelle procedure chirurgiche per la perdita di peso si limita il volume del cibo consumato, l’assorbimento dei nutrienti o entrambe le cose, per risultati a lungo termine anche grazie agli effetti che esse hanno sui meccanismi biochimici e fisiologici, in particolare nei pazienti con sindrome metabolica e diabete di tipo 2.

Naturalmente non bisogna generalizzare i risultati di questi interventi, né considerarli miracolosi (10 anni fa il bendaggio gastrico sembrava una panacea ma ora stanno emergendo complicazioni a lungo termine).

Interventi come il Duodenal Switch incorporano procedure restrittive e malassorbitive per ottenere il miglior risultato a lungo termine, e contemporaneamente modificano per via indiretta i meccanismi regolatori di ormoni come grelina e leptina. Con ulteriori ricerche saremo in grado di comprendere questi meccanismi ed intervenire su di essi in modo più efficace e duraturo di quanto non facciano diete e integratori.

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