I tumori del tratto epatobiliare, che comprendono quelli del fegato, primari e secondari, e quelli delle vie biliari, sono caratterizzati da un’incidenza significativa (12.000 nuovi casi all’anno solo in Italia di tumore primitivo al fegato) e da una particolare difficoltà di trattamento a causa della loro asintomaticità anche in fasi avanzate. La situazione è ulteriormente complicata dall’incidenza altrettanto significativa di metastasi originate da tumori sviluppati in altri organi, soprattutto il colon-retto ma anche pancreas, stomaco, mammella, rene e ovaio, per via della funzione di “filtro” e l’alta vascolarizzazione del fegato.
Alcune abitudini possono essere d’aiuto nella prevenzione di queste neoplasie, come mantenere uno stile di vita sano senza abuso di alcool e fumo, tenere sotto controllo il peso e sottoporsi a controlli periodici in caso di fattori di rischio come infezioni pregresse da epatite o altre neoplasie.

I tumori primari si dividono in:

  • Neoplasie benigne del fegato: colpiscono il 20% della popolazione e rappresentano l’80% delle lesioni epatiche scoperte per caso durante il trattamento di altre patologie. I più comuni sono l’angioma, l’iperplasia nodulare focale e l’adenoma, che però ha talvolta la tendenza a trasformarsi in un tumore maligno. Possono essere diagnosticabili tramite le attuali tecniche radiografiche.
  • Epatocarcinoma: è il tumore al fegato più comune, nonché il quinto tumore per diffusione e il terzo per mortalità. Il suo sviluppo è legato a fattori che portano al deterioramento della funzione epatica, come le infezioni da HBV/HCV, consumo eccessivo di alcool, patologie metaboliche (obesità, diabete mellito) e assunzione di aflatossine. Nella maggior parte dei casi attraverso le tradizionali tecniche di imaging (ecografia, TC, RM) è possibile diagnosticare numero, sede, stadio e dimensione delle neoplasie.
  • Colangiocarcinoma intraepatico: si tratta di una neoplasia piuttosto rara ma dall’incidenza in crescita, e si teorizza sia legata alle patologie croniche del fegato, le epatiti e alla colangite sclerosante primitiva. Vengono diagnosticati tramite TC e RM, dosaggio dei marker tumorali, a cui si possono aggiungere colonscopia totale e PET total body per completare l’inquadramento clinico.
  • Tumore di Klatskin: rappresenta il 50-70% dei colangiocarcinomi extraepatici e si origina dall’epitelio della convergenza biliare. Per la diagnosi viene utilizzata la colangio-RM, da svolgere necessariamente prima del posizionamento dei drenaggi biliali che precludono la possibilità di ulteriori esami.
  • Tumori della via biliare distale: rappresentano il 40% dei colangiocarcinomi e possono essere diagnosticati e curati in tempo con un intervento chirurgico grazie alla comparsa di sintomi come l’ittero e la colangite.
  • Tumore della colecisti: è il tumore delle vie biliari più diffuso, ma spesso viene diagnosticato preventivamente grazie ai sempre più diffusi interventi di colecistectomia laparoscopica. Nelle fasi preoperatorie, invece, la diagnosi è difficile perché le tecniche di imaging non riescono a cogliere lesioni molto piccole nei primi stadi di formazione, mentre in quelli avanzati non riescono a distinguerle da una situazione di colecistite cronica.
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